La felicità in zona arancio

a cura di Saimon Ferfolja

In queste strane giornate di festa, nelle quali ci siamo potuti spostare con il contagocce, abbiamo dovuto “accontentarci” di passeggiate nelle vicinanze delle nostre abitazioni e di scenari ormai noti, dopo mesi di virulento lockdown.
Ehy, però nulla è mai uguale a sé stesso nel mondo naturale!

Sole, vento, maree, neve, cambiano il paesaggio giorno per giorno, regalandoci scenari straordinari anche nella più apparente ordinarietà. Ma in FVG nulla è ordinario, e una ricca bio e geodiversità fanno capolino quasi da ogni dove!

Ecco la nostra stra/ordinaria esperienza di questi giorni.

Grazie alle ultime abbondanti piogge, uno dei nostri geositi preferiti, il Lago di Doberdò, ha messo  il suo vestito a festa, scintillante come una  “perla scolpita nella roccia”  per citare i versi di Cvetko Peric, ultimo custode del Lago.

La piena di questi giorni (foto: S. Ferfolja – diritti riservati)

La pienezza del bacino balza agli occhi, ma ad un occhio attento non sfugge che il livello delle acque varia quasi giornalmente: eppure il lago è senza immissari o emissari… ed è proprio questo che lo rende un geosito di valenza sovranazionale!

L’acqua che lo alimenta arriva in gran parte dal sottosuolo, e pure nel sottosuolo scompare quando lascia  scoperta una depressione piatta (polje) ricca di vegetazione palustre, più visibile nei periodi di magra. Dunque sì, le piogge lo riempiono ma non tanto -come sarebbe facile supporre – per via diretta, piuttosto grazie ad un complesso sistema idrografico sotterraneo – ancora non del tutto noto- collegato alla portata dei bacini imbriferi del fiume Isonzo e Vipacco.

In condizioni particolar, l’acqua può salire di 5-6 metri nel giro di pochi giorni o dileguarsi scoprendo una palude semi asciutta per molti mesi, offrendo così una ampia variabilità di condizioni ecologiche diverse e a noi, un panorama mai uguale.

E allora, anche in tempi di #estplorazioni così circoscritte, cosa c’è di meglio che sedersi sotto un pino nero, magari sulla cima del Castellazzo, e osservare con rinnovata attenzione i dettagli di questo panorama?
O spingere lo sguardo fino all’orizzonte, oltre il Monte Debeli e la Gorjupa Kupa, fino a scorgere il castello di Duino e le sfumature del mare Adriatico?

Il lago di Doberdò dal Monte Castellazzo (photo: S. Ferfolja – diritti riservati)

Nel quieto silenzio del bosco avvolto dal sonno invernale, i pensieri vagano liberi dietro un uccello che si perde nell’immensità del cielo mentre gli obliqui raggi del sole colpiscono la superficie dell’acqua increspata dal leggero vento che arriva da nord-est.

La felicità in fondo sta nelle piccole cose.