Di Saimon Ferfolja
Settembre è un mese “strano”, un mese di cambiamento e di passaggio, un mese, forse, un po’ “confuso”. Si alternanno giornate calde da sembrare ancora piena estate, a giornate nelle quali si sta bene dentro un caldo maglione, ad altre ancora in cui una pioggia leggera svoglia il profumo autunnale della terra. Il bosco si prepara al cambiamento e a sfoggiare sfumature di colore che neanche il più geniale dei pittori … impiegando le ultime energie per colorare gli ultimi frutti della stagione.
Ma settembre, per noi faunisti, è per definizione il mese del Cervo, Signore del Bosco.
Questo magnifico ungulato, il più grande in Italia, in questo periodo mostra tutta la sua maestosità esibendosi nei suoi rituali d’amore. I cervi maschi, solitamente solitari, spinti dalle bramosie amorose, si uniscono ai branchi femminili e, nelle zone più tranquille dei nostri boschi, cominciano a contendersi i favori degli harem.
Il giorno, per loro, è dedicato a vagare tra le zone di pascolo delle femmine, esibendo il possente palco, magari adornato con erba secca e ramaglie, e scacciando i rivali più deboli. Solo nel malaugurato caso di un incontro con un esemplare che possa insidiare la loro posizione, sono costretti a scontrarsi -in maniera anche brutale- per affermare la loro gerarchia e il diritto al perpetuamento dei loro geni.
Il vero spettacolo comincia però con il calare delle tenebre.
Dai boschi silenziosi emerge un suono cupo, basso e roco, estremamente potente, capace di espandersi per chilometri. In pochi minuti il concerto prende vita: uno, due, cinque, dieci voci!
Per primi iniziano a bramire i cervi giovani, promesse future ancora inesperte, troppo acerbi per insidiare le femmine smaliziate. E poi, prendendosi il tempo dettato dall’esperienza, ecco risuonare i bramiti più articolati e forti, emessi dai più maturi cervi dominanti.
Il loro bramito è l’essenza della foresta, e loro ne sono i degni custodi.
Il periodo dei bramiti è però anche il momento più favorevole per il monitoraggio e il censimento della specie.
Noi faunisti -affiancati dal personale del Corpo Forestale, dal personale dei Parchi e delle Riserva naturali, dai cacciatori e da molti volontari- in queste settimane di settembre trascorriamo molte notti sul campo, impegnati a contare i cervi maschi adulti presenti in specifiche aree.
Rapportando il numero dei “maschi cantori” con quelli dell’intera popolazione, è possibile tratteggiare una buona stima della composizione e della consistenza totale della specie nelle aree di studio.
Il protocollo di monitoraggio richiede molto impegno e l’ingaggio di più operatori qualificati posizionati in alcuni punti strategici per ogni area: nel corso delle serate l’obiettivo è conteggiare tutti i maschi bramitanti, rilevandone posizione e direzione di spostamento, in modo da evitare doppi conteggi dello stesso esemplare che nel corso della notte può cambiare versante o vallata.
Questo tipo di censimento viene eseguito con regolarità, a cadenza annuale in luoghi determinati, permettendo di raccogliere dati precisi sull’andamento delle popolazioni nelle singole aree.
Nonostante la rilevanza scientifica e le attività di monitoraggio che svolgo da anni, la stagione del bramito rimane per me avvolta da un’aura di romanticismo: sarà l’atmosfera del bosco, il mistero del crepuscolo o l’autunno che si avvicina… assistere alla stagione del bramito rimane per me un’esperienza unica, pur nel suo ripetersi immutabile da millenni!
Un evento che scandisce il tempo delle stagioni, e porta la fine dell’estate: con lo scemare dei bramiti, le giornate si faranno più corte e il freddo più pungente, scenderanno le prime nevi in quota.
Inizierà la stagione degli amori del Camoscio, Signore delle Vette.
Ma questa è un’altra storia!