22 maggio – giornata mondiale della biodiversità

Biodiversità: la diversità della vita presente sulla Terra.

Biodiversità*: niente di più semplice da definire (almeno in apparenza) e di più complicato da spiegare, capire e salvaguardare! Ma forse non sarebbe neanche necessario capire, basterebbe apprezzare la bellezza che ci offre lo spettacolo della diversità della vita sulla Terra per aver voglia di lottare per la sua tutela!

Orchidea selvatica: Neotinea tridentata (FOTO: E. Moretti – diritti riservati)

Se volessimo però impegnarci per afferrare nel profondo l’importanza della biodiversità, mettendoci (come spesso capita!) al centro della Vita sulla Terra, rimarremo stupiti da quanto siamo dipendenti dagli altri esseri viventi: ogni nostro respiro merita un pensiero grato a Gaia e alla moltitudine di essere viventi che ci permettono questo atto così semplice eppure essenziale! (questo video dell’Istituto di ricerca EURAC permette di saperne di più).

A noi è bastata una giornata di primavera, un prato e uno stagno per rimanere incantati dalla bellezza della biodiversità di casa nostra, infatti, ieri i nostri sopralluoghi ci hanno portate nel borgo carsico di Slivia, dove siamo state travolte da un paesaggio bucolico di incomparabile bellezza nel pressi degli stagni del paese, in un tripudio di farfalle e libellule e un concerto di rane.

Stagno presso Slivia (FOTO: E. Moretti – diritti riservati)

Ma se avessimo sfilato gli occhiali del sentimentalismo, e avessimo guardato lo stesso paesaggio con occhi più obiettivi avremmo visto in ogni caso qualcosa di straordinario: gli stagni carsici (compresi quelli di Slivia che ci hanno rapito il cuore, ehm…) sono micromondi per lo più artificiali, che tuttavia offrono un supporto fondamentale all’ecosistema naturale. Questa loro artificialità non li squalifica, ma anzi li arricchisce di un valore aggiunto: quello culturale e storico.
Se in epoche remote sono stati faticosamente creati e manutenuti con la funzione di riserva d’acqua per l’uomo e per il bestiame, oggi questi stagni hanno cambiato funzione, diventando al tempo stesso memoria culturale tangibile e riserva idrica per la fauna e la flora selvatica. In un territorio “incapace” di trattenere l’acqua di superficie se non nelle minuscole erosioni carsiche o nel tronco cavo di qualche albero maturo, stagni, abbeveratoi e pozze d’acqua correttamente predisposti, possono rappresentare l’unica risorsa in grado di garantire le condizioni di sopravvivenza per anfidi (come rane, rospi e tritoni), odonati (come le libellule) e altri insetti, strettamente legati alla disponibilità d’acqua dolce per svolgervi, almeno in parte, le funzioni vitali (tra cui spesso la più delicata, la riproduzione).

Rana verde italiana presso gli stagni di Slivia (FOTO: E. Moretti – diritti riservati)

Vedere la cura con cui le comunità carsiche conservano e mantengono questi stagni è sintomatico di quanto il loro duplice ruolo sia sentito e condiviso, al di là della loro utilità strumentale, ormai sorpassata.

Particolare su pietra nei pressi di uno dei due stagni a Slivia (FOTO: E. Moretti – diritti riservati)

A volte accade, a beffa delle cure e degli sforzi profusi da un’intera comunità, che una sola azione scriteriata possa rompere senza appello un così delicato equilibrio: è accaduto una decina di giorni fa presso Banne, piccolo borgo carsico che conserva ancora uno stagno artificiale utilizzato in passato per l’abbeveramento del bestiame. Ci risulta impossibile immaginare (e tanto meno capire) quale sia stata la motivazione che ha indotto ignoti a sversare sostanze inquinanti, probabilmente detergenti o oli esausti nella piccola pozza, causando la moria di rane, tritoni, girini e insetti e di tutta la microfauna che gravitava dentro e attorno allo stagno (qui i report della stampa cittadina).

Stagno di Banne dopo il controllo dei forestali (FOTO: S. Famiani – diritti riservati)

A volte però sono sufficienti atti meno eclatanti per portare a conseguenze altrettanto deleterie: basta permettere un uso sconsiderato degli stagni come “piscine” per il tempo libero o riserve di pesca con retini e palette da spiaggia, per comprottere un ambiente così prezioso, i cui “abitanti” non possono allontanarsi per cercare altrove maggiore tutela.

Non possiamo concludere queste riflessioni senza lanciare, quindi, un appello a favore di una biodiversità che vive e prospera proprio negli ecosistemi più fragili: negli ultimi 100 anni quasi il 90% degli stagni europei è scomparso, soprattutto a causa dell’uomo, impegniamoci quindi divulgando la loro importanza all’interno degli ecosistemi, difendiamoli da chi (magari inconsapevolmente) li danneggia, e sosteniamo le associazioni o gli enti che si fanno promotori della loro conservazione (in FVG, la Regione- Servizio Biodiversità e l’Associazione Tutori Stagni FVG, a cui va tutta la nostra stima!)

*biodiversità: “ogni tipo di variabilità tra gli organismi viventi, compresi, tra gli altri, gli ecosistemi terrestri, marini e altri acquatici e i complessi ecologici di cui essi sono parte; essa comprende la diversità entro specie, tra specie e tra ecosistemi” (art. 2 della Convenzione sulla diversità biologica).
La Convenzione riconosce, quindi, tre ordini gerarchici di diversità biologica ‒ genetica, specifica ed ecosistemica ‒ che rappresentano aspetti abbastanza differenti dei sistemi viventi.
La ‘diversità genetica’ si riferisce alla variazione dei geni entro la specie, ossia entro e tra popolazioni della stessa specie. La ‘diversità specifica’ si riferisce alla presenza di specie diverse in un territorio e alle relazioni tra di esse. La ricchezza di specie rappresenta l’indicatore più immediato per valutare la diversità specifica. La ‘diversità ecosistemica’ si riferisce alla differenziazione di ambienti fisici, di raggruppamenti di organismi, piante, animali e microrganismi e di processi e interazioni che si stabiliscono tra loro.