“La Sariandola”

Fra i sassi del mureto pian piano una sariandola vien fora e la sta là sul sol: fermo quel suo museto sul bianco de la piera, come se ‘l me vardassi. Slongo la man… la iera za sparida tra i sassi.

Sergio Pirnetti – tassei de carso

Che sia campestre o muraiola, incontrare una lucertola, o una sariandola per i Triestini, tra le pietre di un muro a secco, o tra le rocce lungo un sentiero è cosa assai comune. E se noi le vediamo rifugiarsi agili e veloci tra quelle pietre, in nostra assenza le vedremmo crogiolarsi beate sopra di esse al minimo raggio di sole. Ma non lasciamoci ingannare, per quanto siano impaurite, se attendiamo qualche secondo, sicuramente rivedremo il loro musetto spuntare poco più in là per curiosare e indagare chi è questo rumoroso e scoordinato animale che ha disturbato il loro momento di relax.

A fine autunno entrambe si dedicano a qualche mese di pausa, lontane dal freddo e dal cattivo tempo, e chi non farebbe lo stesso? Adesso, però, approfittano del bel tempo primaverile: le vediamo in giro da un paio di mesi, per chi è più fortunato magari nei nostri giardini e nelle case di campagna, essendosi svegliate dal torpore invernale tra febbraio e marzo.

Lucertola muraiola, Podarcis muralis (FOTO: Elisa Moretti – diritti riservati)

La muraiola, per definizione, è un’abile arrampicatrice di muri, pareti rocciose, massi e alberi, ma anche la campestre non è da meno nelle sue doti di arrampicata e salto! Le due specie hanno un’ampia valenza ecologica, cioè sono piuttosto “tolleranti” e adattabili, e possono vivere in luoghi con condizioni ambientali varie, e variabili, anche fortemente antropizzati. La lucertola campestre predilige margini di boschi, boscaglie, radure, prati, campi coltivati, litorali sabbiosi, pietraie, sponde di corsi d’acqua, laghi, zone umide e aree urbane. La muraiola evita gli ambienti più umidi, e preferisce luoghi asciutti e caldi, soleggiati e sassosi: pietraie, rocce, cave di pietra, rovine, muri a secco, case, bordi di sentieri, scarpate delle ferrovie, campi, vigneti, giardini, ambienti ripariali. 

Lucertola campestre: dettaglio della colorazione del dorso, che risulta estremamente variabile tra gli individui (FOTO: Elisa Moretti – diritti riservati)

In Friuli Venezia Giulia le troviamo un po’ dappertutto, entrambe comuni e diffuse. Tuttavia sono specie protette a livello regionale ed europeo, facendo parte della Fauna della Regione Friuli Venezia Giulia compresa nell’allegato IV della direttiva europea 92/43/CEE (Direttiva Habitat). Le specie inserite in tale direttiva sono tutelate tutte allo stesso modo; tali specie non si possono catturare, uccidere o disturbare in alcun modo; non si possono danneggiare o raccoglierne le uova e i nidi; non si possono danneggiare i loro siti di riproduzione; tanto meno si possono detenere, scambiare, trasportare e commerciare esemplari o parti di essi.

La Direttiva Habitat, assieme alla “Direttiva Uccelli” del 2009, sono due importanti direttive nell’ambito della salvaguardia della biodiversità, sulle quali si basa l’instaurazione di una rete ecologica di conservazione della biodiversità in Europa, la Rete Natura 2000. Grazie alla Direttiva Habitat molte specie, prima trascurate, sono state prese in considerazione come specie bisognose di tutela, alla pari del panda o della tigre. Le nostre lucertole ne sono l’esempio.

Non giudichiamo l’importanza delle specie dalla loro bellezza, rarità, o utilità per la nostra specie. Valutiamo piuttosto la loro importanza dal fatto di essere parte di un grande sistema, chiamato Terra, di cui conosciamo e conosceremo sempre troppo poco per poter essere in grado di giudicare chi e cosa merita di farne parte.

Limitiamoci a fare in modo, nel nostro piccolo, che ci sia spazio per tutti.

In copertina: Lucertola campestre – Podarcis siculus (FOTO: Elisa Moretti – diritti riservati)